"Taroccamenti" delle rendite catastali necessari al sistema politico reggiano
Ed ecco una potenziale risposta alla domanda che ci ponevamo ieri, cioè come sia stato possibile che l'indagine sul malaffare nel catasto sia rimasta "dimenticata" in un cassetto per undici anni, fino alla prescrizione: esso era "determinante per l'equilibrio politico locale".
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Ecco l'intervista completa all'ex Direttore del Catasto.
Il quadro sulla realtà reggiana è sempre più chiaro, nella sua tragicità, ogni qual volta da sotto al "tappeto" - dove è lecito sospettare siano finiti per precise volontà politico-affaristiche-ndranghetare - saltano fuori report dei servizi segreti italiani sulla moglie dell'attuale Sindaco, indagini dei Carabinieri sulla stessa (li trovate nel mio articolo del 14 aprile scorso), persino indagini avviate nel 2002 su solide basi e su fatti di notevole gravità, curiosamente "dimenticate" e lasciate immobili in un cassetto per ben 11 anni, fino a farle cader in prescrizione.
In tutto questo, Scarpino, cutrese e protagonista anche di questo scandalo (che è anche quello cui sarebbero dovute andare le preferenze nominali frutto dei brogli per i quali è a processo il Presidente del seggio numero 7 a Reggio, cutrese anch'egli) è non solo l'unico consigliere al quale il PD ha concesso di fare il terzo mandato in Sala del Tricolore, ma continua anche ad essere - per ferrea volontà del pd stesso - il presidente della "Commissione edilizia" del Consiglio comunale, da circa un decennio...
Ora che Giuseppe Pagliani è stato assolto per non aver commesso il fatto, mentre è stato condannato Domenico Mesiano che nelle primarie per la scelta del candidato-Sindaco intervenne a favore di Vecchi - minacciando da un telefono della questura alcuni elettori - anche le ultime foglie di fico sono cadute. Ora che i gerarchi di questa città ed i loro lacché non potranno più rispondere ad ogni domanda, ad ogni richiesta di chiarezza, parlando di Pagliani come faranno a continuare a non rispondere?
Ora che Mesiano è stato condannato e l'accusa di "consapevole e volontaria partecipazione" al sodalizio criminale è giunta a sentenza, come potranno negare che la 'ndrangheta sia intervenuta nella vita politica reggiana, a vantaggio di Vecchi?
Oggi non ri-pubblico, come tanti, gli articoli sul commissariamento di Brescello, sul suo scioglimento: i fatti sono chiari e verranno ulteriormente spiegati solo dalla pubblicazione sulla Gazzatta Ufficiale del decreto di scioglimento.
Oggi non pubblico insomma "cronaca nera", ma "bianca", non il quadro drammatico, ma le reazioni ad esso della piazza Brescellese, che a mio parere forniscono un'agghiacciante chiave di lettura del fenomeno che la cronaca nera ha tratteggiato.
La cronaca bianca oggi è più agghiacciante dela nera, e fornisce una drammatica chiave di lettura per comprenderla
Cittadini che fuggono davanti ai giornalisti, abitanti che negano l'evidenza dei fatti, anziani che continuano a giocare a carte ignorando bellamente i cronisti che chiedono loro dello scioglimento del comune, residenti che giungono (come poi fa anche lo stesso Grande Aracri) ad incolpare i giornalisti... come se il problema fosse il riflettore che finalmente lo illumina, invece del marcio che tracima...
Settant'anni di "fedeltà alla linea", di generazioni gestite dalla culla alla tomba dal "Partito" padre-padrone, settant'anni di conformismo assoluto, di decisioni prese nella "cellula" invece che in Consiglio Comunale (come se fosse quella l'organo deputato), hanno creato una realtà distorta, nella quale tutto quello che oggi leggiamo sui media nazionali, è considerato "Normale". Una collettività per la quale è normale che il comune sia condizionato se non eterodiretto, nella quale è normale che le consorterie abbiano più peso e potere dei cittadini, nella quale questi ultimi hanno oramai scritto nel dna il "riflesso condizionato" di assecondare sempre e comunque conformisticamente il potere.
Solo in queste terre quindi si può oggi - anno domini 2016! - arrivare al quadro ripugnante che disegna questa paginata del Carlino, quadro che ricorda certe plaghe del meridione estremo di cinquant'anni fa, nelle quali la mafia secondo i residenti non esisteva (pur essendo evidentissima per tutti gli altri) e dove amministratori e "padrini" erano per antonomasia "brave persone", "galantuomini"... aree quelle che oggi sono all'avanguardia nel contrasto alla criminalità organizzata, mentre noi - che ieri le guardavamo con disgusto e con immotivata superiorità - oggi, cinquant'anni dopo, siamo giunti in quello stesso cupo "medioevo" di negazionismo e conformismo.
Menzione "d'onore" merita infine don Evandro, un parroco che - gettata alle ortiche anche la prudenza evangelica - nega l'evidenza e difende a spada tratta l'orrendo statu quo ante scioglimento, confondendo quello con il gregge del quale dovrebbe esser pastore... e quella confusione, quella sovrapposizione inconscia, è altro dato scioccante sul quale riflettere.
Il procuratore capo Grandinetti, come da inveterata "tradizione" della Procura reggiana, minimizza, ma gli stralci riportati ed il fatto stesso che del sindaco e di sua moglie si siano interessati i servizi segreti del nostro Stato proietta un'ombra cupa sullo "statu quo" che governa queste terre, spinge a chiedersi cos'altro non sappiamo, pungola fortemente l'opinione pubblica e la politica onesta a battere i pugni sul tavolo ed a pretendere completa chiarezza!!
Emilia, oramai da anni terra di 'ndrannghetaIl sindaco minaccia, invece di rispondere
Mentre la Direzione Nazionale Antimafia tratteggia un quadro terribile di queste zone, definite "terre di 'ndrangheta da almeno un decennio", e nefasto di chi le ha governate negli ultimi anni - il rapporto parla di una "gestione della cosa pubblica fortemente condizionata dai rapporti tra la politica e le organizzazioni mafiose" - Vecchi non trova di meglio da fare che minacciare denunce a chi cerca chiarezza.
Non solo insomma continua a non rispondere alle domande che gli vengono poste, a non fornire le carte che comprovino la sua ricostruzione della vicenda della casa in cui vive, a non spiegare nulla, neanche chi abbia disposto quel succedaneo di scorta che lo ha per breve tempo accompagnato e chi e perché poi l'abbia di colpo cancellata... non ha nulla da dire neanche su una relazione, quella della DNA, drammaticamente netta e dura su chi ha amministrato queste terre negli ultimi dieci anni... ma in compenso minaccia chi non tace e vuole da lui risposte.
Dopo che il Prefetto di Reggio Emilia ha confermato ciò che avevo denunciato sui media locali venti giorni fa, ovvero che gli agenti di Polizia Locale che accompagnavano il Sindaco non erano una scorta, né erano lì per decisioni della Prefettura, della Questura, o del competente Ufficio Scorte (Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza personale), tale ridicolo succedaneo è stato immediatamente cancellato, così com’era stato disposto, cioè senza fornire spiegazioni, senza lasciar capire chi l’avesse ordinato – se il Comandante, l’Assessore competente od il Sindaco stesso – senza ordini scritti, neanche agli stessi operatori.
La Scorta fasulla del SIndaco
Una vicenda che denota quale ridicola e surreale farsa fosse stata armata da chi governa questa città, pur di non fare chiarezza sulle vicende occorse di recente, e di non fornire le carte e le fatture che comprovino la ricostruzione fornita dal Sindaco sulla compravendita e la supposta ristrutturazione della sua casa. Anzi alle legittime richieste di chiarezza essi avevano risposto con quella operazione d’immagine, fatta al solo scopo di far figurare Vecchi come combattente anti-mafia, tanto da venire da essa minacciato… Minacce ritenute di modestissima o nulla entità dai competenti uffici, come scopriamo ora, davanti alle quali comunque la nostra amministrazione cittadina non ha avuto lo stesso alcuna remora – pur di far apparire il Sindaco sotto “scorta” – a distogliere uomini e mezzi dai servizi d’ufficio, dal contrasto a criminalità e devianza, come se fossero queste ultime, come diceva anche Delrio col suo famigerato “tutte balle”, a non esistere a Reggio…
Una vera e propria pigliata per i fondelli ai cittadini reggiani, giunta per di più come unica risposta fattuale dell’amministrazione Vecchi ai gravi sospetti di infiltrazioni mafiose nel nostro territorio: una vicenda vergognosa e gravissima che credo descriva drammaticamente bene chi sia il nostro Sindaco e chi siano coloro di cui si è circondato.