La Scorta fasulla del Sindaco Vecchi

Posto che le “scorte” sono regolamentate per legge, e che la norma (L. 133 del 2-7-2002) prescrive che “I servizi di protezione e di vigilanza sono eseguiti dagli uffici, reparti ed unita' specializzate della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri e, qualora necessario, del Corpo della guardia di finanza e del Corpo di polizia penitenziaria”, vien da domandarsi se possa davvero esser stato il Prefetto, come si evince dai comunicati del Comune, a disporre che il Sindaco sia accompagnato da agenti di Polizia Locale, forza che non rientra tra quelle che possono fare servizi di scorta ed i cui operatori non

Il Sindaco accompagnato...
Il Sindaco accompagnato...

possono neanche accedere ai durissimi corsi di formazione che permettono poi di diventare agenti delle scorte. Sorge quindi il sospetto che sia stato il Sindaco stesso ad auto-attribuirsi tale “accompagnamento”… “accompagnamento” che – in nome di quanto scritto sopra - non gli fornisce nessuna tutela dalle minacce delle quali lui sostiene d’esser vittima, minacce che nella sua ricostruzione gli sarebbero per altro rivolte dalla ‘ndrangheta, il sodalizio criminale più “militarmente” forte d’Europa, che usa esplosivi, armi da guerra e bazooka con la stessa naturalezza con la quale io impugno le posate… ed allora perché dotarsi di un accompagnamento così ridicolmente inadeguato?

L’unica risposta che vien in mente è che quella sia una misura propagandistica: lo Stato non l’ha ritenuto sotto minaccia, tanto da attribuirgli una scorta vera, ed egli allora si è dotato di un succedaneo che ne evochi l’immagine, succedaneo che non può avere scopi difensivi (la vigilessa ritratta più volte accanto a lui è addirittura disarmata), ma che può giusto servire ad accreditare davanti all’opinione pubblica la sua tesi d’esser minacciato, d’esser in pericolo, d’esser vittima.

Ho il sospetto insomma che per la prima volta nella storia d’Italia stiamo assistendo ad una “scorta mediatica”, una “scorta” fasulla che – evocando l’immagine di vere misure di protezione - lo promuova d’ufficio, giacché le autorità competenti non l’hanno fatto, a vittima della ‘ndrangheta che necessiti di una “scorta”, collocandolo quindi fra i “buoni a tutta prova” e lo difenda così più che dalle mafie, dalle legittime richieste di far chiarezza che gli giungono dall’opinione pubblica, una disgustosa operazione di marketing politico insomma, l’ennesima pigliata per i fondelli ai suoi concittadini, che giunge in luogo delle fatture, della documentazione e della chiarezza richieste.