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Scorta fasulla: la pigliata per i fondelli del sindaco Vecchi

Dopo che il Prefetto di Reggio Emilia ha confermato ciò che avevo denunciato sui media locali venti giorni fa, ovvero che gli agenti di Polizia Locale che accompagnavano il Sindaco non erano una scorta, né erano lì per decisioni della Prefettura, della Questura, o del competente Ufficio Scorte (Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza personale), tale ridicolo succedaneo è stato immediatamente cancellato, così com’era stato disposto, cioè senza fornire spiegazioni, senza lasciar capire chi l’avesse ordinato – se il Comandante, l’Assessore competente od il Sindaco stesso – senza ordini scritti, neanche agli stessi operatori.

La Scorta fasulla del SIndaco
La Scorta fasulla del SIndaco

Una vicenda che denota quale ridicola e surreale farsa fosse stata armata da chi governa questa città, pur di non fare chiarezza sulle vicende occorse di recente, e di non fornire le carte e le fatture che comprovino la ricostruzione fornita dal Sindaco sulla compravendita e la supposta ristrutturazione della sua casa. Anzi alle legittime richieste di chiarezza essi avevano risposto con quella operazione d’immagine, fatta al solo scopo di far figurare Vecchi come combattente anti-mafia, tanto da venire da essa minacciato… Minacce ritenute di modestissima o nulla entità dai competenti uffici, come scopriamo ora, davanti alle quali comunque la nostra amministrazione cittadina non ha avuto lo stesso alcuna remora – pur di far apparire il Sindaco sotto “scorta” – a distogliere uomini e mezzi dai servizi d’ufficio, dal contrasto a criminalità e devianza, come se fossero queste ultime, come diceva anche Delrio col suo famigerato “tutte balle”, a non esistere a Reggio…

Una vera e propria pigliata per i fondelli ai cittadini reggiani, giunta per di più come unica risposta fattuale dell’amministrazione Vecchi ai gravi sospetti di infiltrazioni mafiose nel nostro territorio: una vicenda vergognosa e gravissima che credo descriva drammaticamente bene chi sia il nostro Sindaco e chi siano coloro di cui si è circondato.

Scorta finta: la non-risposta del Comune

La Legge 133/2002 dice chiaramente che solo agenti della Polizia di Stato, dei Carabinieri od in subordine della Guardia di Finanza  e della Penitenziaria possono fare servizi di scorta, e solo dopo aver superato corsi appositi e durissimi, mentre la Polizia Locale – oltre ad esser esclusa dai servizi di scorta da tale norma – è a Reggio priva delle basilari dotazioni di servizio (come i manganelli o gli spray al peperoncino) e dei minimi corsi di difesa personale, e che mai ha quindi visto neanche col binocolo le dotazioni necessarie ad espletare i ben più complessi e rischiosi servizi di scorta (come ad esempio i giubbotti antiproiettile od i mitra) né i durissimi corsi necessari – ad esempio - ad individuare e neutralizzare minacce al soggetto che si deve difendere.
L'attacco del Sindacato, il mio e la ridicola risposta del Municipio
L'attacco del Sindacato, il mio e la ridicola risposta del Municipio
Forte di tali dati ho chiesto per primo al Sindaco chi abbia dispostoche lui sia accompagnato dalla Polizia Locale, ridicolo succedaneo di una scorta: a tale domanda l’amministrazione ha risposto che sarebbero frutto dell’indicazione di non meglio identificati “competenti organi”… e cita come unica pezza d’appoggio legale un regolamento comunale del 1990, tanto obsoleto da aver oramai il valore della carta straccia, superato e contraddetto dalla legislazione vigente (fonte di diritto molto superiore e di dodici anni successiva). Una risposta che non risponde insomma quella del Sindaco, che non chiarisce, non spiega, non nega… che dimostra solo misconoscenza della materia ed il tentativo di menar per il naso gli interlocutori. Questa disperata arrampicata sugli specchi conferma quanto il succedaneo di una scorta che distogliendo dai compiti d’ufficio uomini e mezzi della Polizia locale scarrozza il Sindaco sia probabilmente una decisione presa in comune, una scorta mediatica, che – inutile a difendere Vecchi dalla mafia – lo difenda dagli attacchi e dalle legittime domande, facendolo sembrare una vittima, quindi un “Buono a tutta prova”. Una squallida operazione di marketing politico insomma, decisa in comune dopo che lo Stato non ha ritenuto Vecchi sotto minaccia tanto da attribuirgli una scorta vera…
 
Così a Reggio si fa sicurezza locale, distogliendo alcuni dei già pochi uomini e mezzi dal contrasto a criminalità e devianza, per una squallida operazione di propaganda politica, così il Sindaco fa antimafia, non mostrando i documenti da più parti richiesti, non facendo vedere le fatture dei lavori murari eseguiti in casa sua (che comproverebbero la sua ricostruzione dei fatti), non facendo quindi completa chiarezza, ma nascondendosi invece dietro operazioni di vuota propaganda.

La Scorta fasulla del Sindaco Vecchi

Posto che le “scorte” sono regolamentate per legge, e che la norma (L. 133 del 2-7-2002) prescrive che “I servizi di protezione e di vigilanza sono eseguiti dagli uffici, reparti ed unita' specializzate della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri e, qualora necessario, del Corpo della guardia di finanza e del Corpo di polizia penitenziaria”, vien da domandarsi se possa davvero esser stato il Prefetto, come si evince dai comunicati del Comune, a disporre che il Sindaco sia accompagnato da agenti di Polizia Locale, forza che non rientra tra quelle che possono fare servizi di scorta ed i cui operatori non

Il Sindaco accompagnato...
Il Sindaco accompagnato...

possono neanche accedere ai durissimi corsi di formazione che permettono poi di diventare agenti delle scorte. Sorge quindi il sospetto che sia stato il Sindaco stesso ad auto-attribuirsi tale “accompagnamento”… “accompagnamento” che – in nome di quanto scritto sopra - non gli fornisce nessuna tutela dalle minacce delle quali lui sostiene d’esser vittima, minacce che nella sua ricostruzione gli sarebbero per altro rivolte dalla ‘ndrangheta, il sodalizio criminale più “militarmente” forte d’Europa, che usa esplosivi, armi da guerra e bazooka con la stessa naturalezza con la quale io impugno le posate… ed allora perché dotarsi di un accompagnamento così ridicolmente inadeguato?

L’unica risposta che vien in mente è che quella sia una misura propagandistica: lo Stato non l’ha ritenuto sotto minaccia, tanto da attribuirgli una scorta vera, ed egli allora si è dotato di un succedaneo che ne evochi l’immagine, succedaneo che non può avere scopi difensivi (la vigilessa ritratta più volte accanto a lui è addirittura disarmata), ma che può giusto servire ad accreditare davanti all’opinione pubblica la sua tesi d’esser minacciato, d’esser in pericolo, d’esser vittima.

Ho il sospetto insomma che per la prima volta nella storia d’Italia stiamo assistendo ad una “scorta mediatica”, una “scorta” fasulla che – evocando l’immagine di vere misure di protezione - lo promuova d’ufficio, giacché le autorità competenti non l’hanno fatto, a vittima della ‘ndrangheta che necessiti di una “scorta”, collocandolo quindi fra i “buoni a tutta prova” e lo difenda così più che dalle mafie, dalle legittime richieste di far chiarezza che gli giungono dall’opinione pubblica, una disgustosa operazione di marketing politico insomma, l’ennesima pigliata per i fondelli ai suoi concittadini, che giunge in luogo delle fatture, della documentazione e della chiarezza richieste.